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Al Breegans : Laura


“Mi dispiace la Wartsteiner non ce l’ho, come ti ho detto l’altra volta Marino si serve da altre ditte, e qui sulla ultima pagina della carta le trovi”
Mi sposto il ciuffo di capelli neri che mi copre un occhio per poter guardare meglio questo rompicoglioni che non è la prima volta che mi fa richieste che non posso esaudire. L’elastico del reggiseno nuovo  continua a segarmi la pelle ricordandomi che l’estetica non è tutto e quando vado a fare shopping dovrei pensare anche alla comodità, senza farmi troppo distrarre da ricami e merletti vari. Non è una di quelle giornate memorabili e da ricordare con piacere, quindi una giornata del cazzo come un’altra con le solite rotture di coglioni tra colleghe stronze, clienti insoddisfatti  e frustrati, Marino con la luna storta, perché probabilmente non ha scopato bene con la moglie o semplicemente lei non ha voluta dargliela e allora se la deve prendere con qualcuno.
“Portami una Pils qualsiasi, grande”
L’energumeno si è deciso dopo aver esaminato da lontano la carta, quindi con problemi di vista come me.
“Hamburgher  tirolese al 13 con molto ketchup” esclama Maria ritornando con una paio di boccali vuoti, che afferro al volo.  “Quello coi capelli ricci rossi che hai servito al 21 si è lamentato che la sua piadina è fredda”
“Sai se non avesse avuto una fretta della madonna avrei potuto scaldargliela meglio e poi mi sta pure antipatico, quando ripassi digli che abbiamo un problema con la piastra” la mia risposta arriva in sintonia con il rumore del cassetto che si apre mentre la mia destra consegna lo scontrino e la sinistra porge il resto ad un impiegato in giacca e cravatta , che sta uscendo insieme ad altri colleghi venuti a festeggiare qualche compleanno.
Le luci giallognole del Breegans illuminano meglio l’ambiente, segno che il sole è calato e dovranno essere circa le sei, anche perché l’orologio grande è nell’altra sala e quello della cassa è sempre sbagliato.
La luce rossa della lavastoviglie mi avvisa che è ora di svuotarla, ma io sto mettendo gli hamburger sulla piastra quindi ci penserà qualcun’altra.
“Prepara il conto per il 12, ricordati che hanno preso anche due espressi”
Vedo con la coda dell’occhio che  un wurstel sulla piastra sta ballonzolando verso il limite e lo riporto al centro, mentre arrivano altri piatti sporchi che appoggio nell’acquaio in attesa che qualcuno svuoti la lavastoviglie.
Quell’unghia che mi si è rotta l’altra sera continua a farmi male, il telefonino sulla scansia di legno in alto manda un bip, lo guardo e vedo un messaggio di Antonella, c’è sciopero degli autobus e non va ad allenamento, non occorre che passo a prenderla rimane a casa a studiare, chi lo sa se poi studia o gioca con la Playstation, vedrò dopo quando  ritorno.
“Metti uno straccio li’, se no la prossima volta scivoli” esclamo verso Simone, il nostro nuovo cameriere.
Una sirena della polizia arriva alle mie orecchie staccando la mia concentrazione dalle comande che arrivano di continuo alla stampantina, inoltre le leggo male perché  una delle lucette si è fulminata e non è stata cambiata e  poi quando sono stanca ci vedo sempre meno.
Mentre ricarico il ketchup dal grosso contenitore a quello piccolo ripenso alle parole di quel tipo conosciuto in chat, che si chiama come un complesso rock degli anni ’70, ha detto che ho uno sguardo adamantino, non conosco questa parola ma fa molto effetto, devo fare una ricerca con Google. Finalmente la radio finisce di parlare di calcio e la stupenda voce di Joe Cocker mi invita a ritirare dalle piastra i wurstel o forse sarà il loro aspetto leggermente rinsecchito.
“Dov’è finito il portaombrelli, lo sapete che dovete metterlo sempre alla destra della porta di ingresso”  grida Marino leggermente incazzato.
Simone con un aria leggermente scazzata strascina di malavoglia le sue Adidas nere con in mano l’oggetto incriminato, il suo sguardo rivolto verso il basso per non incrociare quello di Marino.
Oggi  Marino ha messo una camicia gialla, vuole fare colpo su qualche cliente, anche se con quella pancia ho i miei dubbi sul suo successo.
“ Manca una birra al 17, gliela ho portata senza dirtelo”, meno male che questa è coscienziosa penso mentre la aggiungo al conto del tavolo. Kate Perry ha dato il cambio a Joe Cocker e me ne sono accorta mentre sto facendo la schiuma per un cappuccino e intanto nessuno ha svuotato la lavastoviglie e mi toccherà farlo a me, visto che m i serve una tazza.
Intanto arrivano le casse di Coca Cola e Fanta che Simone ha prelevato dalla cantina, senza portare i vuoti chiaramente, perché se non glielo dici non ci arriva.
“Te lo ho detto ieri che la Nardini era finita!”
“Dammi quell’altra da quella bottiglia a pera” risponde Marino, mentre guarda con aria truce il contenitore blu della carta strapieno.
Boh, ancora una ora e mezza e ho finito mentre gli consegno il tagliando dei superalcolici.
Mentre porta la comanda bevo dal mio bicchiere sull’angolo della lavastoviglie, avevo la gola secca, probabilmente ho fumato troppo questa sera.
La prossima settimana ho la visita per la mammografia, e chiederò a quel figone del dottore qualche metodo per smettere di fumare, anche per evitarmi le occhiatacce di Marino quando mi apparto.
L’energumeno mi fa un sorriso mentre paga la sua birra, ciao bello non sei il mio tipo.
Il rotolo dello scontrino delle comande delle bibite non vuole infilarsi sotto il rullino nero e ci perdo più tempo del solito a cambiarlo, bestemmio sotto voce.


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Al Breegans: Marino

Sono le  17:10 un’ora in cui non vi sono molti clienti e sono seduto su un alto seggiolone con davanti il mio computer, sto compilando la mia registrazione a Girando +, un portale dedicato alla ristorazione, che a dir loro è uno di quelli più visitati e  più trend tra le nuove generazioni e cosa non si fa per un po’ di pubblicità e di visibilità in rete. Devo descrivere il mio locale e qui mi devo concentrare, quindi chiedo a Silvia, quella con delle tette stupende di portarmi un bicchiere di minerale, devo essere lucido, io che ci ho messo sette anni a finire il liceo, con la professoressa di italiano, quella di rifondazione comunista, maledetta rossa perché lo era anche di capelli sempre alle costole, io che non nascondevo le mie simpatie per il fascio e allora giù a interrogarmi e picconarmi, ma alla fine se riesco a scrivere decentemente queste quattro righe forse tutto questo ravanamento è servito a qualcosa. Mi sto toccando Evaristo, il coglione sinistro, e lo faccio sempre

Al Breegans

Sono le 17:10, una fredda serata invernale e dal molo che sto percorrendo vedo un semicerchio con striature rosse e gialle che si sta immergendo in un mare blu prussia con leggere increspature, un  gabbiano compie strane giravolte infastidito da un vento a sbalzi cos’ì come i miei capelli e la mia nuca. Tiro  bene su il bavero del mio loden e soffio aria calda sulle mani. Il mio passo è lento, il cervello stanco manda impulsi intermittenti che le mie gambe malvolentieri accettano, la gola è secca e la cartina della Rothmans si trasforma veloce  in brace e cenere. Le mani toccano la sporgenza della tasca dei miei pantaloni di velluto. Il Breegans e il suo legno che assorbe birra, alcool, disinfettanti, lucidi o i segni che qualche avventore lascia del suo passaggio mi accoglie con il sottofondo di una canzone di Johnny Cash, mentre gli odori delle piastre in cui il prosciutto e le verdure si risolano lentamente invadono le mie narici. Percorro questi rombi di cotto rosso per